Pittore, scultore e incisore, Hassan Vahedi è nato il 10 novembre 1947 a Teheran, dove si è diplomato in pittura e scultura alla locale Accademia di belle arti. Ha partecipato insieme a letterati ed artisti del suo Paese al gruppo "Talere Iran". Giunto in Italia alla fine del 1974, ha studiato pittura con Montanarini e Trotti e scultura con Fazzini e Greco all'Accademia di belle arti di Roma. Risiede e lavora a Roma con studio in via Sirte n.40.

Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in Italia ed all'estero.

mercoledì 22 giugno 2011

Fuori cornice, recensione di Cora Presezzi

L’arte non è uno specchio in cui riflettere il mondo,

ma un martello con cui scolpirlo.

V. V. Majakovskij

La selezione di opere in mostra fa parte di una serie di sculture in legno realizzate da Hassan Vahedi nei primi mesi del 2011. Tre mesi di intenso lavoro.

Chi ha avuto la fortuna di frequentare lo studio di via Sirte ha potuto assistere al prender forma di queste immagini che sembrano uscir fuori dalle cornici: «pronte a girare il mondo da sole», dice Hassan mentre le osserviamo stipate in ogni centimetro quadrato di spazio disponibile.

Da sempre nella produzione artistica di Hassan la scultura si affianca o, meglio, si intreccia alla pittura e, anche in questo campo, un’attitudine rivolta a una sperimentazione infaticabile porta l’artista a confrontarsi con materiali, supporti e pratiche differenti, incrociando e confondendo tecniche artistiche e trucchi di bottega.

I materiali utilizzati hanno storie e provenienze diverse. Si tratta di legno ricavato da casse d’imballaggio che una società di trasporti scarica accanto allo studio di via Sirte, e poi pedane del mercato, pezzi di armadi, cornici, appendiabiti, porte, oggetti e arnesi diversi, conservati a volte per anni in attesa di prendere il loro posto, il posto giusto, in un’opera.

Il recupero di materiali quotidiani, di consumo e consumati, già usati per altro, è una pratica che fa da sempre parte del lavoro di Hassan. Materiali e oggetti non sono semplicemente assemblati. In un preciso equilibrio tra tecnica di bottega e poetica, lo scultore lavora a un recupero che è al tempo stesso una trasformazione radicale. Come nell’organizzazione dello spazio sulla tela, l’assemblaggio del materiale risponde all’esigenza di ampliare e rimodulare sempre di nuovo il proprio linguaggio artistico.

I pezzi vengono tagliati, sagomati, assemblati, scartavetrati, ricoperti di stucco, dipinti con smalti vivaci. Segno dell’incontro con la mano dell’artista che trasforma questi scarti da muti accessori del quotidiano in un’eccentrica polifonia di simboli, in una ‘cornice’ di rimandi cromatici, figurativi e simbolici attraverso cui affacciarsi su un quotidiano rivisitato e restituito sotto una forma inedita, al tempo stesso familiare e spaesante. La forma scomposta e ricomposta si apre a una lettura molteplice, a infinite possibilità di partecipazione e contatto, fuori da una cornice stabilita, tra l’occhio di chi guarda e l’opera senza titolo; l’immagine rivisitata risponde all’urgenza di veder oltre, dietro e attraverso il taglio, l’inquadratura, lo schema fisso e prefissato, standard, piatto. In linea con la poetica che attraversa tutta la sua opera, Hassan persegue un’incisività capace di restituire la cifra dell’urgenza che anima la sua ricerca. Urgenza di presa di parola e di replica. Urgenza di apertura, scomposizione, intervento, improvvisazione, stupore.

Il titolo scelto per la selezione intende rimandare a una molteplicità di variazioni sul tema che è possibile rinvenire nelle opere di Hassan. ‘Fuori cornice’ richiama allora il tratto indubbiamente eversivo rispetto ai modelli, tanto quelli amati quanto quelli contestati - poiché nulla è indifferente all’artista, «nulla lo lascia con le mani in mano», ogni occasione è scintilla che lo mette al lavoro ed ogni lavoro è messa in questione della cornice. Eppure, al tempo stesso, tappa d’una ricerca estremamente fedele.

E, allora, anche nella serie di sculture è possibile cogliere una ‘cornice’ che le lega l’una all’altra pur senza forzarle a un tratto codificato. Una sottile ma chiara linea poetica le accomuna. Sagome di volti, elementi geometrici e vegetali, forme sottratte al disuso. Come personaggi di un unico racconto, le singole opere vengono a comporre un affresco collettivo pur nell’oscillazione evidente da forme più dolci e intime ad altre decisamente aggressive, dal cromatismo intenso e i simboli nitidi, taglienti, geometrici. Nell’ampia gamma di variazioni formali che attraversa la serie vi è poi un ulteriore legame, materiale, tra le opere: il ritaglio, l’avanzo, lo scarto d’una scultura è il cuore da cui ne scaturisce un’altra, creando giochi di negativo e positivo, di pieni e vuoti.

‘Fuori cornice’ rimanda all’uso insolito della cornice in senso proprio, usata come base, sfondo, articolazione del corpo dell’immagine, come se davvero la ‘pittura’ uscisse dalla cornice per prendere posto prepotentemente davanti allo sguardo di chi osserva. In diverse sculture ricorre il tema, caro all’artista, dell’autoritratto, quasi fosse lui stesso a ‘uscir di cornice’: una sagoma di sghembo, che osserva a sua volta la scultura, o ciò che la circonda, o chi guarda.

Poi ci sono cose radicali, cose che tornano con forza dal passato, che riprendono forma in un’opera a distanza di tempo, riemergendo dalla memoria pittorica dell’artista e incontrando l’occhio che coglie l’associazione: la scomposizione di un volto, il taglio d’un profilo, una figura animale, un motivo geometrico, una combinazione cromatica, rimandi al tempo stesso formali e concettuali si riconnettono a un dialogo con le fonti aperte del passato: i grandi maestri moderni, i miniaturisti, l’arte orientale. E, ancora, i motivi floreali, le geometrie vegetali, il tema del germinare dall’umano del naturale e viceversa si intrecciano alle radici della storia biografica dello scultore. E’ qualcosa di inequivocabilmente legato alla cultura religiosa del Medio Oriente - trasposto in un approccio personale, ma tutt’altro che ‘privato’ – a dar corpo a un legame in cui riecheggiano i motivi della letteratura mistica, dove la natura non è semplicemente ‘dato naturale’ ma depositaria del senso della piccolezza umana. Una natura composta, stilizzata, raffinata, ‘miniata’ eppure avvolgente, viscerale, restituita come polo di una dialettica tra elemento naturale e artificiale in continua tensione, come fronte d’opposizione che non cede a un mondo costruito per il consumo, come radice inestinguibile e sotterranea, che ha la forza di resistere e crescere anche nelle condizioni più avverse, scavando nuovi cunicoli e, insieme, ripercorrendo antichi tracciati. Tutto questo è in opera nei lavori di Hassan. Il resto è arte.

Cora Presezzi, maggio 2011

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